Freddo al cuore by Lodovico Festa

Freddo al cuore by Lodovico Festa

autore:Lodovico Festa [Festa, Lodovico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2024-02-07T10:06:17+00:00


8

Martedì 27 settembre

Alle 8.30 Fani lo passò a prendere. Partirono verso corso San Gottardo, dove al numero 8 era andato ad abitare, qualche anno prima del 1994, Giorgio Canino.

Il dirigente comunista che stavano per incontrare era stato il principale punto di riferimento del partito milanese per almeno vent’anni, dopodiché era caduto vittima di un’offensiva pesante per via giudiziaria, con non poche sponde a Botteghe Oscure e in via de Castillia, dove si trovava la sede della federazione milanese: alla fine era stato assolto. Gli stessi magistrati che avevano lavorato per condannarlo si erano resi conto che con lui sarebbe andato in crisi gran parte di ciò che restava del Pci – ora Pds –, in quel momento alleato insostituibile delle toghe per mantenere la centralità ottenuta con il 1992 e contenere il pericolo rappresentato, per il nuovo potere acquisito dai pubblici ministeri, dal governo Cazzaniga.

Rughe profonde, occhiaie che coprivano metà del viso, spalle curve, qualche problema al cuore che si manifestava con un colore giallastro della pelle, quasi scomparsi i pochi capelli che aveva avuto ai lati della testa, un forte, evidentemente insano, dimagrimento: non mancavano i segni degli attacchi, soprattutto di quelli “fraterni”, subiti negli ultimi due anni. Si coglievano le sofferenze patite, nel volto e nel fisico, oltre che nell’animo, di quello che negli anni Settanta era stato il responsabile dell’organizzazione nazionale del partito, la carica di fatto più potente nel Pci dopo quella del segretario generale. L’antica scuola però gli aveva insegnato a sopportare le peggiori avversità senza mai manifestare disperazione. La voce non gli tremava, non aveva toni lamentosi, lo sguardo era fermo. La visita di vecchi amici – aveva avuto un rapporto molto buono anche con Salvadori, che presenziò all’incontro insieme a Cavenaghi e Rotelli – gli faceva visibilmente piacere. Anche ricordare il suo contributo, per larghi versi rimasto segreto, all’arresto di Liggio, senza dubbio lo confortava sul tanto lavoro svolto non solo per il partito ma, come ricordava spesso, per tutta la società italiana.

Naturalmente era preoccupato per i compagni che come Rosci erano al centro dell’attenzione di un’organizzazione criminale così pericolosa; nel corso degli anni si era chiesto che cosa avrebbe dovuto fare per non lasciare Belli da solo di fronte alla vendetta mafiosa.

Come se fosse ancora vivo il Pci, non si perse comunque in convenevoli e si mise subito a organizzare il lavoro necessario per far fronte all’emergenza. Bisognava sentire il capitano Nicola Pizzuti che, oggi generale in pensione, aveva coordinato l’arresto del boss dei boss nel 1974; viveva a Milano, facendo anche qualche consulenza qui e là per conto di impresine della città. Lui e l’antico dirigente comunista non si vedevano ormai da dieci anni. Canino aveva partecipato alla festa per il suo pensionamento. Tuttavia si scambiavano gli auguri a ogni Natale. Non fu quindi un problema chiamarlo al telefono: l’ex ufficiale, sentite le novità, fu subito pronto a partecipare a una riunione. Aveva due o tre impegni, abitava al Qt8 – il perfetto quartiere costruito a San Siro su progetto di



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